Secondo l'opinione più diffusa attualmente tra gli studiosi, nel 211 a.C., durante la Seconda guerra punica, fu battuta una moneta dal valore di 10 assi chiamata "denario", il cui nome significa appunto "contiene dieci". I denari sono datati al 211 poiché denari fior di conio sono stati rinvenuti, durante scavi archeologici, nella città siciliana di Morgantina,
distrutta proprio in quell'anno durante la seconda guerra punica; si è
perciò ipotizzato che quelle monete siano state coniate in quell'anno o
poco prima.
I primi denari pesavano 4,55 g, quanto 1/72 di libbra romana, e presentavano al dritto la testa di Roma elmata e al rovescio i Dioscuri a cavallo con legenda ROMA. In un secondo momento il peso fu abbassato a 3,9 g.
Verso il 142 a.C. il suo valore fu posto a 16 assi; la differenza
fu indicata anche con il cambiamento del simbolo che da X divenne XVI,
prima in esteso poi in monogramma[1].
I nuovi denari, dal peso di 3,9 g, presentano al dritto la testa di Roma, mentre al rovescio la lupa con Romolo e Remo lattanti; dietro un albero di fico, in esergo la legenda ROMA.
Il peso rimase pressoché invariato fino alla riforma di Nerone del 64 d.C., che lo abbassò a 3,4 g.
Sotto Marco Aurelio il peso fu portato a 2,36 g, mentre sotto Settimio Severo a 1,7 g. Dopo il caos monetario dell'anno 250 il suo peso era di 0,17 g, dopo di che Aureliano introdusse il nummo (equivalente a 5 denarii). Verso il 300 il cambio del denario con l'aureo era di 1.600 denari per un aureo, dopo di che sotto Costantino i denari non furono più coniati, e nel 338 il cambio dei residui denari fu di 150.000 denari per un aure